L’Italia risulta già da tempo inadempiente rispetto alle direttive comunitarie in materia di depurazione delle acque e rischia di essere condannata a pagare 700 milioni di euro l’anno di sanzioni all’Europa. Ancora oggi circa un terzo della popolazione italiana vive in zone sprovviste di depuratori così la questione delle infrastrutture idriche torna in cima all’agenda di Governo.
Nei giorni scorsi è infatti stato convocato un vertice presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti al quale hanno partecipato regioni, aziende idriche ed enti locali e durante i lavori si è discusso della necessità di rilanciare immediatamente gli investimenti per la gestione idrica. Priorità a depurazione e ammodernamento delle condotte e si partirà con lo sblocco dei 480 cantieri già finanziati.
Tra le proposte per intervenire efficacemente figurano semplificazioni burocratiche, incentivi per gli investimenti e penalità per garantire elevati standard di servizio. Oltre il rischio economico, c’è in gioco la salvaguardia della risorsa idrica e la fragilità territoriale, infatti occorrerà anche gestire criticità, vecchie e nuove, create dai cambiamenti climatici come frane e alluvioni.