
Un sistema di mobilità sostenibile? La sicurezza prima di tutto!
Quanti di voi hanno mai associato sostenibilità e sicurezza? Anche quando si parla di mobilità sostenibile ci si dimentica molto spesso di annoverare la sicurezza tra le caratteristiche che rendono un sistema di mobilità come tale. Sembra banale, ma se ci si sofferma a pensare alla possibilità di rimanere feriti o addirittura di perdere la vita durante uno spostamento, la sicurezza balza al primo posto della lista delle priorità.
STATO DELL’ARTE
Gli impatti ambientali della mobilità, infatti, quelli immediatamente percepibili ed associati direttamente al degrado ambientale come l’inquinamento atmosferico ed acustico, l’innalzamento dello stress a causa dei tempi spesi in coda nel traffico cittadino, contribuiscono certamente a ridurre la qualità ambientale ed a considerare un sistema di mobilità poco o per niente sostenibile. Ma anche 3.860 morti e 292.019 feriti (ACI-ISTAT, 2012) sulle strade del nostro paese, rappresentano numeri allarmanti che contribuiscono a rendere “insostenibile” il sistema di trasporto nazionale e che fanno della sicurezza stradale uno degli elementi cardine di un modello di mobilità.
Seppur in diminuzione rispetto all’anno precedente, con un meno 2,7% di incidenti sulle strade, producendo un calo del 5,6% di morti ed del 3,5% di feriti, il numero di persone coinvolte resta elevato. Per pochi punti percentuali nemmeno il 2011 ci ha visto raggiungere l’obiettivo fissato dalla UE, quello del dimezzamento dei morti sulle strade con anno di riferimento 2001. L’Italia, infatti, si trova alla quattordicesima posizione in Europa con il -45,6% dal 2001 ad oggi (dati ACI-ISTAT, 2012).
SCENARI
Negli ultimi anni la realizzazione di strutture ed infrastrutture, la sensibilizzazione e l’implementazione di forme di mobilità alternative, e tutte le buone pratiche e le iniziative tese a consentire spostamenti origine-destinazione a basse emissioni, vedono sia enti che privati spendere molte risorse ed energie. A tutto questo, però, è fondamentale affiancare quanto necessario per garantire che l’uso di quanto predisposto e messo a disposizione dei fruitori avvenga in sicurezza.
Un qualsiasi veicolo visto dagli occhi del conducente può essere pensato come un’arma, visto dagli occhi di un esterno, invece, come un proiettile vagante, elementi che mettono a serio rischio l’incolumità di entrambi. Se il rischio d’incidentalità “R” è fornito dal prodotto della probabilità di accadimento di un incidente “P”, per la la vulnerabilita “V” degli elementi esposti “E” (R = P * V * E), dato che la probabilità di accadimento di un incidente esiste non appena usciamo di casa e lo stesso discorso vale per l’esposizione, l’unico fattore su cui è possibile lavorare per ridurre il rischio d’incidentalità resta la vulnerabilità. E’ proprio quest’ultimo elemento che sale alle stelle per pedoni e ciclisti. Il rapporto ACI-ISTAT, 2012 ha messo infatti in evidenza che le biciclette rappresentano il terzo veicolo per numero di decessi, dopo autovetture e motocicli.
CONCLUSIONI
In conclusione, dopo parole, numeri e percentuali, emerge quanto risulta indispensabile passare attraverso il concepimento mezzi, strutture ed infrastrutture sicure, che rendano minima la vulnerabilità dei fruitori. A rappresentare un ruolo cruciale, inoltre, é anche e soprattutto la sensibilizzazione alla guida sicura ed all’educazione stradale, in particolare rivolta ai più giovani, i quali solo per il fatto di essere tali risultano le principali vittime di incidenti mortali.
Rapporto e documenti ACI-ISTAT
- il comunicato stampa ACI-ISTAT
- il testo completo del Rapporto ACI-ISTAT
- le tavole ACI-ISTAT e il relativo indice
- la nota metodologica del Rapporto ACI-ISTAT