Tutti noi affrontiamo le sfide quotidiane focalizzandoci su uno o più obiettivi, cercando di minimizzare le risorse da impiegare e puntando a raggiungere il miglior risultato possibile. Durante questa corsa, spesso frenetica, verso traguardi non sempre per noi necessari, gli elementi fissi, diciamo anaelastici, sono il punto di partenza (la condizione in cui siamo) e quello di arrivo (l’obiettivo che vogliamo raggiungere). L’elemento su cui, invece, abbiamo ampio margine di intervento è il percorso, il modo in cui decidiamo di raggiungere uno scopo, di realizzare un sogno o, semplicemente, di andare al lavoro al mattino. Abbiamo la straordinaria libertà di poter scegliere non solo quante risorse impiegare, ma stabilire anche il livello qualitativo che debbano avere e il loro impatto sulla società e, quindi, sulla nostra vita. Un impatto che può misurarsi su tre piani: quello economico, quello sociale e, infine, l’impatto ambientale.
Mentre il primo e, subito dopo, il secondo sono considerati pilastri portanti della società civile in cui viviamo, è il terzo, ovvero l’impatto ambientale, a rapprentare l’elemento controverso. E’ quell’aspetto che per molti bisogna scegliere se considerare o meno, che non sempre mette d’accordo tutti, ma che spesso crea un profondo solco tra una sfida davvero vinta ed una persa.
In questo particolare periodo storico, ci troviamo di fronte a limitate risorse economiche, condizione che, inevitabilmente, si ripercuote anche sugli aspetti sociali. Si vanno così a deteriorare i due pilastri considerati inamovibili del nostro agire quotidiano, rendendo così fragili le fondamente sulle quali andare a costruire le nostre azioni e centrare gli obiettivi. Ed è proprio in questo nuovo contesto storico-culturale che risulta indispensabile l’apporto del terzo elemento: l’ambiente. Ambiente in senso allargato, ovvero green marketing, efficienza dei processi, fonti rinnovabili, mobilità intelligente, corretta gestione di acqua, emissioni in atmosfera e rifiuti. Questi elementi, insieme ancora a molti altri, rappresentano oggi la chiave di volta per differenziarsi, per emergere da un contesto piatto ed immobilizzato anche per via della mancanza di creatività o per il poco coraggio nell’intraprendere nuove strade. La leva ambientale, oramai, non è più un qualcosa “in più”, “di superfluo”, è invece l’unica occasione che hanno aziende, enti pubblici e gli stessi cittadini, per risollevarsi da una crisi economica e morale, che ci attanaglia tutti, ma che alla fine, quando le nubi si schiariranno, mostrerà i vincitori, coloro che avranno capito che l’unico cammino da percorrere oggi è quello dello sviluppo sostenibile.
Ognuno di noi può e deve fare di più per l’ambiente!
Non basta, e soprattutto non serve, lamentarsi dello stato delle cose. Occorrono capacità e forza di volontà per cogliere le sfide in questo vasto e promettente settore.
Cominciamo ad agire concretamente per cambiare le cose!
è vero, le aziende devono lamentarsi un poco di meno e rimboccarsi le maniche per trovare soluzioni – anche green – per differenziarsi e battere i concorrenti. il made in italy funziona ancora nel mondo e questo è un tesoro incredibile che hanno